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Disordini temporomandibolari

che cosa sono e come risolvere?

Che cosa si intende per disfunzioni temporomandibolari?

Quando si parla di disfunzioni temporomandibolari (DTM) ci si riferisce a problematiche cliniche che interessano l’articolazione temporomandibolare e/o i muscoli masticatori. I sintomi si manifestano quando si verificano alterazioni funzionali e/o strutturali di questi organi, dando luogo a varie manifestazioni della patologia.


Quali sono i campanelli d’allarme cui prestare attenzione?

I segnali tipici delle DTM includono dolore e una varietà di disfunzioni, come rumori articolari, deviazioni funzionali, blocchi o limitazioni dell’apertura della bocca, fino a vere e proprie modifiche significative delle relazioni tra mandibola e mascella superiore. Questi sintomi sono chiari indicatori di un’alterazione nel normale funzionamento del movimento mandibolare, suggerendo la necessità di consultare un professionista esperto per una valutazione e un trattamento adeguato.


Disordini temporomandibolari: quali sono le cause?

L’etiologia è multifattoriale: di norma, queste disfunzioni derivano da fattori traumatici, sia di natura macro, come incidenti singoli, o microtraumi, anche di lieve o modesta entità, ma, che ripetuti nel tempo, determinano un sovraccarico. Traumi violenti, come quelli causati da incidenti stradali, sportivi o violenze, possono compromettere l’articolazione.

Quando, invece, il problema è dovuto a un sovraccarico, spesso, alla base vi è una malocclusione (quando i denti dell’arcata superiore non sono perfettamente allineati con quelli dell’arcata inferiore) associata a parafunzioni (serramento dentale o bruxismo notturno). Questi eventi traumatici, in pazienti con fattori di predisposizione locale e generali, possono influire significativamente sul funzionamento dell’articolazione temporomandibolare e sull’evoluzione della patologia associata.

Disordini temporomandibolari: quali sono le conseguenze?

Esistono tre livelli di trattamento da prendere in considerazione:

  • la fisioterapia

Finalizzata a rimodulare la funzione muscolare della mandibola, l’obiettivo della fisioterapia è quello di ridurre il carico sulle articolazioni mediante esercizi di stretching dei muscoli coinvolti nel movimento mandibolare e, nei casi di impedimento funzionale, sbloccare il movimento tramite esercizi di distrazione articolare. Il lavoro eseguito sui trigger point presenti in casi di dolore cronico, molto spesso, aiuta ad alleviare anche il sintomo dolore.

  • il bite

L’utilizzo di un supporto occlusale (bite) è consigliato quando si riconosce una possibile responsabilità dei denti e della malocclusione nel determinare un sovraccarico sulle articolazioni. Anche nei pazienti con parafunzioni è raccomandato un bite di protezione, essenziale per salvaguardare le strutture dentali.

Inoltre, il bite consente di verificare se posizioni diverse da quella abituale sono in grado di ridurre i sintomi e sono ben tollerate dal paziente, in vista di un’eventuale riabilitazione occlusale definitiva.

Il bite, dunque, funziona come strumento diagnostico per determinare se l’occlusione è responsabile della patologia articolare, permettendo un controllo temporaneo e reversibile delle nuove relazioni tra i denti (controllo della malocclusione), e come dispositivo terapeutico nel momento in cui si osserva un miglioramento del dolore.

  • farmaci

I farmaci per la riduzione del dolore e il controllo degli stimoli che scatenano le parafunzioni vengono prescritti dallo specialista, il cui compito è quello di monitorare attentamente i sintomi e l’evoluzione della malattia.

I pazienti che presentano un dolore oro-facciale indistinto possono essere affetti da disturbi con cause diverse: una diagnosi differenziale preliminare è indispensabile per indirizzarli dallo specialista appropriato. Quando, invece, il disturbo è legato alle disfunzioni dell’articolazione temporomandibolare e alla struttura muscolare, lo specialista competente (odontoiatra, ortodontista, gnatologo), una volta effettuati tutti gli esami diagnostici rilevanti, sarà in grado di attuare protocolli di trattamento individuali per il controllo dei sintomi e la gestione dell’evoluzione della malattia.

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